Road to “Equality”
– Un’altra cosa ti rendi conto che è importante soltanto quando non ce l’hai più… il ricordo di una canzone. Ha presente, brigadiere?
– Come no, signorina. Chi non possiede almeno una canzone?
“Piccole cose di valore non quantificabile”. Cortometraggio di Paolo Genovese e Luca Miniero (1999). Minuto 4:23.
Nel progetto Il Femminile di Uguale, dedicato agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) 2030 decisi dall’Onu nel 2015 e focalizzato sulla Parità di genere (SDG 5), la musica è un elemento centrale. E l’idea che ciascuno di noi “possiede almeno una canzone”, come racconta la donna che denuncia il furto dei propri sogni al carabiniere nel corto di Genovese e Miniero, è divenuto il leitmotiv delle interviste.
Nel progetto non solo vengono sviluppati laboratori musicali e di danza sia in Piemonte che a Nairobi, note musicali che si incrociano e musicisti che lavorano sulla medesima armonia reinterpretandola in base a strumenti, ritmi e melodie delle reciproche tradizioni, ma tutte le donne intervistate hanno portato la testimonianza di canzoni, ritornelli, ninne-nanne significative per loro e nelle loro storie.
Oumou, Maria, Aminat, Florence, Rose, Laure, Beth, Lucrezia, Risper e Gladys hanno cantato una canzone significativa, note che sono affiorate nei momenti difficili come negli attimi di allegria, motivi che le hanno fatte sentire meglio e rassicurate, musiche ripetute nell’infanzia o nei momenti di gioia o di estrema tristezza o difficoltà. Enrico Pesce, l’estroso e poliedrico musicista/compositore/docente che è stato coinvolto e si è fatto coinvolgere in questo progetto, ha rielaborato una ad una tutte le piccole performance che ci hanno regalato queste donne creando dei piccoli e splendidi “cammei” in cui riconoscere, attraverso le loro voci, la singolarità e personalità di ciascuna.
Il Femminile di Uguale anche su questo aspetto ha però avuto una elaborazione progressiva, dimostrando di sapersi adattare e costruire non secondo schemi ideologici, pregiudizi (anche positivi, ma sempre pregiudizi), idee precostituite: un vero work in progress.
Il blog di Enrico
Se andate a spulciare nel blog del Maestro Pesce potrete leggere sul progetto:
un canto corale (sì…ci sarà anche la Musica e la danza) di quelle donne eroine e vincenti che diventeranno il motore di una marcia inarrestabile delle donne di tutto il mondo che le porterà a raggiungere (si spera presto) la meta finale del loro, del nostro, obiettivo…
Il femminile di uguale non esiste (come si può trasformare un aggettivo neutro e invariabile colorandolo di rosa?)…ma noi che ci stiamo impegnando a raccontare quelle vite così diverse e così lontane, pur nella loro vicinanza emotiva, siamo disposti a forzare la grammatica, a compiere un errore, per cancellarne altri molto più gravi, umani e disumani, che hanno tolto il sorriso a generazioni di donne meravigliose.
Così lo racconta Enrico Pesce, ma nel suo “post” non viene narrato (per ora) dell’evoluzione del progetto. Qui lo raccontiamo.
In principio era il canto. La somma dei canti delle donne incontrate avrebbe dato origine ad una “iper-canzone”, mix delle varie culture e provenienze. Sarebbero poi stati il laboratorio di musica e danza Banjuka, nello slum di Baba Dogo a Nairobi, già in funzione per opera della ong World Friends, grazie alla generosità di una famiglia di amici dell’associazione, e dei ragazzi italiani del Liceo Musicale “Saluzzo-Plana” di Alessandria a dare forma, arrangiamenti e suonare la nuova composizione.
I musicisti africani
Fin dall’inizio c’era il maestro quarantenne di Banjuka, George Ooko con tutti gli altri musicisti, Jackie, Lewis, Shadvack, Oscar, Simon, Peter, Shaleen, che hanno poi concretamente suonato e creato la prima base musicale, puntando sulle percussioni. Ma si è chiesto anche il contributo di artisti africani più o meno conosciuti nel Continente. E sono spuntate le disponibilità di persone inaspettate.
Naomi Wachira, Eric Wainaina, CalledOut: per capire chi sono ascoltate le loro canzoni di maggior successo.
African Girl (323.090 visualizzazioni a ottobre 2019) di Naomi Wachira
I am an African girl
Well I know where I’m coming from
And I know who I want to be
I am trying to defy everything they said of us
We who have chocolate skin
E poi c’è Mariana (oltre le 120 mila visualizzazioni) di Eric Wainaina
È la struggente storia di un ragazzo degli slum innamorato di Mariana, un amore impossibile visto che lui è povero e che la ragazza ora sta cercando un visto per un Paese europeo. Lui ha tentato di tutto: comprato della terra e piantato semi da vendere al mercato ma la siccità l’ha messo in ginocchio, poi ha chiesto un prestito in banca per acquistare una bicicletta e trasportare le persone ma gliela hanno rubata. Così oggi ha deciso un piano: rapina in banca, come nei film, poi ha rubato un’auto ma le pallottole sono state più veloci e lui è morto… Mariana, se ti chiederanno al mio funerale perché l’ho fatto, dì loro che ho rifiutato di vivere solo di pie illusioni…
E infine My Prayer (circa 3 milioni e 800mila visualizzazioni) del nigeriano CalledOut
Un gospel moderno di un ragazzo, Samuel Nwachukwu, il vero nome del “Chiamato” (CalledOut) che a 12 anni dalla Nigeria andò a Londra con la famiglia. Il padre era un pastore protestante e lui è cresciuto con i gospel, suonando e cantando in chiesa. My Prayer è stato il suo più grande successo, un inno al Signore in chiave e ritmi moderni.
E proprio CalledOut in tournée africana, nella tappa di Nairobi, prima di spostarsi a Città del Capo in SudAfrica, ha incontrato il progetto “Il Femminile di Uguale“, al concerto di metà Settembre nella sala del National Theater.
La prima versione di “Equality”, cantata dal coro della scuola di musica e danza Banjuka
Così Enrico Pesce ha potuto rielaborare una musica e l’armonia di “Equality” ha preso forma anche con la scuola di Banjuka e George Ooko. Il coro dei bambini ha intonato il canto: speranza, cambiamento, lotta, vittoria, sogno, amore e danza.
She, we, you, I will hope
She, we, you, I will change
She, we, you, I will fight
She, we, you, I will win
She, we, you, I will be
She, we, you, I will dream
She, we, you, I will stand
She, we, you, I will love
She, we, you, I will dance
Gender Equality!
E mentre gli strumenti passavano dal Do al Si bemolle, al Sol minore e poi da Do al Mi bemolle al Fa al Do e al Re minore, provando e riprovando, anche la maestra Beth (clicca qui per leggere la sua intervista, La versione di Beth) riorganizzava la coreografia di un balletto con le ragazzine di Babadogo. Protagoniste la piccola Sherry di 10 anni, la sorella Gloria di 11 e poi Esther e Jackline di 15 e 14 rispettivamente e le due diciassettenni Rael e Vivian.
La musica e il video racchiusi nelle memorie sono poi approdati ad Alessandria nel liceo Saluzzo Plana dove il laboratorio del maestro Enrico Pesce ha raccolto gli input delle ragazze e dei ragazzi, rielaborando il tema. E il passaggio successivo saranno i contributi dei tre cantanti.
La seconda versione di “Equality” è frutto della collaborazione tra i laboratori musicali di Alessandria e Nairobi
La folk singer keniana Naomi Wachira, che ora vive a Seattle, indicata come la Tracy Chapman africana, ha dato la sua disponibilità per gennaio, dopo il suo periodo di sabbatico. E scrive: «Per un po’ ho bisogno di prendermi una vacanza dalla musica, solo riposarmi. Ricomincio l’anno prossimo. Contattatemi, mi piacerebbe aiutarvi». E così annuncia il cantautore keniano Eric Wainaina la cui musica è un “mix di ritmi tradizionali Benga, chitarre dell’Est Africa e armonie moderne” che cominciò come tanti con la musica gospel delle chiese, ed ha spesso collaborato e aiutato organizzazioni non governative su progetti legati ai diritti umani.
La sua canzone “Kenya only“, 500 mila visualizzazioni su Youtube, è divenuto l’inno non ufficiale di commemorazione dopo l’attacco terroristico a Nairobi nel 1998 dove morirono duecento cittadini keniani. Nel 2013 è divenuto “Ambasciatore delle Nazioni Unite” per il Kenya nel Programma sull’Ambiente. Proprio lui si è detto entusiasta del progetto. Eric doveva partecipare al laboratorio musicale a Nairobi con i ragazzi di Babadogo a settembre ma non c’è riuscito. Anche lui probabilmente rivedrà e commenterà il lavoro dei due laboratori afro-piemontesi.
Infine il nigeriano-londinese CalledOut, attraverso il suo collaboratore e musicista Chibuzo Okoro e poi di persona alla fine del suo concerto di Nairobi, si è detto pronto a collaborare rivedendo il frutto del lavoro musicale. «Proveremo a darvi un aiuto, per quel che possiamo», hanno detto i due musicisti ad Enrico Pesce e George Ooko.
Il viaggio musicale de “Il Femminile di Uguale” è ormai cominciato. Il linguaggio universale della musica (e dell’arte in genere) e la sua capacità di promuovere la resilienza delle persone sembrano confermate dall’esperienza di questo progetto. D’altra parte vi sono molte ricerche, anche recenti, su questo…
Maurizio Paganelli
#framevoicereport #ilfemminilediuguale
con il supporto finanziario dell’Unione Europea