Lucrezia
All’origine, nel 1859, ci fu il liceo classico che solo dal 1865 prese il nome di Giovanni Plana, astronomo e matematico di cui c’è traccia nell’affresco sul soffitto dell’aula magna con spiegazione: “il matematico prof Giovanni Plana discepolo prediletto di G. L. Lagrange tiene cattedra di astronomia”. Nella cassaforte di questo nobile liceo d’Alessandria giace, segreto inaccessibile, il tema di maturità di uno dei suoi alunni più famosi: Umberto Eco. Anno 1949, tema giudicato discreto dalla commissione, la cui traccia era “Orientamenti del pensiero politico italiano nella prima metà del secolo XIX.” Poi, nel 1867, venne l’Istituto Magistrale intitolato alla nobile poetessa Diodata Roero Saluzzo,«donna di virile ingegno e di molte lettere» per l’epoca, proclamata “Saffo italiana” da Ugo Foscolo e più tardi “Sibilla alpina” da Benedetto Croce. Componeva liriche già a 12 anni omaggiando tradizione, fede e famiglia. All’inizio era esclusivamente femminile. Ai tempi nostri, passato il Duemila, i due istituti, legando i nomi, Saluzzo-Plana, si unificano nello stesso complesso di Alessandria, che ha ora anche un Liceo di danza (coreutico) come ultimo arrivato e dove da sei anni fiorisce il Liceo musicale. Ecco, Lucrezia, 16 anni, ha trovato proprio qui il suo “paradiso”.
La tromba e i Simpson
Lo strumento che Lucrezia ha scelto, già alle medie, è inusuale: la tromba. «È stato un caso ma anche un segno del destino: quando ho sentito quel suono mi sono innamorata. Una vibrazione diversa dagli altri strumenti, tipo chitarra o pianoforte che sono i più richiesti. È fuori norma, a me piace esserlo, dopo tutto». Un mix di timidezza, introspezione, curiosa intelligenza, sensibilità, svagatezza, la minuta Lucrezia con la sua tromba è sicuramente una sorpresa. Viene alla mente l’acuta Lisa dei Simpson, la sorella di Bart e la famosa battuta di papà Homer: “Lisa, potresti suonare la tromba un po’ più piano? Non riesco a sentire quello che penso!”. La frase è riportata dall’account Facebook Homer Simpson Presidente del consiglio con oltre 300mila followers. Certo Lisa, a ben vedere, come qualcuno ha subito notato, usa il sax, ma a volte le traduzioni forzano la realtà.
Lucrezia ridimensiona ogni problema legato al rumore: «A casa posso suonare quanto voglio, in stanza, se riesco a precedere mio fratello più piccolo, lui suona la batteria. Se lui fa prima, allora vado giù in garage o in soffitta. In genere provo almeno un’ora e mezzo a casa. Non abbiamo problemi con i vicini, né stanze acusticamente isolate, viviamo in una casa autonoma, in campagna, a Grognardo, nove chilometri da Acqui». E per il suo “paradiso”, il liceo musicale, Lucrezia si alza alle 5,30 per arrivare al treno delle 6,45 per Alessandria. Poi da lì il bus o a piedi fino a scuola, con entrata alle 8.
Da Grognardo, 206 metri sul livello del mare, 294 anime e 175 famiglie, ad Alessandria sono 45 chilometri e bisogna passare per Acqui dove Lucrezia si fa lasciare da mamma o papà alla stazione. «Una volta, un inverno, – narra Lucrezia – scendendo giù verso Acqui con papà, c’era molta neve e abbiamo dovuto tagliare un albero caduto in mezzo alla strada. Ci sono dei giorni durante la settimana che c’è orchestra o lezioni individuali o la sessione fiati e allora le lezioni finiscono alle 15. Gli altri giorni finiamo alle 13. Così a volte ritorno a casa in treno e a volte in pullman. Dipende dall’orario».
Bullismo e paradiso
«Mio padre è contadino e mia madre fotografa, ho una fratello più piccolo che ama la musica e suona, come ho detto, la batteria. Certo avrei potuto suonare il pianoforte o la chitarra. Anche i miei genitori all’inizio volevano uno strumento più tranquillo. La tromba può apparire uno strumento strano per una ragazza, ma ora persino mio padre, che era il più scettico, è quasi più innamorato di me. Anzi mi sprona a studiare. Tutto è cominciato quando ho dovuto scegliere lo strumento individuale alle medie. Non c’erano più posti e ho puntato alla tromba: eravamo solo due ragazze, tutti maschi. Mi ha aiutato in questo il maestro di allora che poi ho seguito qui ad Alessandria quando è venuto al liceo musicale, il maestro Simone. I miei genitori non si sono mai opposti. Nè è già tutto scritto nel mio futuro: d’altra parte dopo la maturità mica tutti vanno al Conservatorio, magari scelgono altre facoltà, da medicina a ingegneria».
Il vero segreto – confessa Lucrezia – è che «suonare la tromba, quel timbro, mi fa stare meglio, è stato subito così, è il mio rifugio, il momento in cui libero i sentimenti, una cura quando sto male. Alle medie è stato molto difficile ed è stata la tromba ad aiutarmi e riuscire a credere in me stessa. Già alle elementari come alle medie c’erano dei tipi che mi prendevano in giro, mi avevano preso di mira. Mi colpivano per il mio aspetto fisico, per la mia timidezza. Era un inferno, mi chiudevo sempre di più e solo la musica mi ha aiutato. Poi certo anche lo sport, il pugilato, la danza. Sì, la danza è sempre uno sfogo. Ma è la musica che mi accompagna, io ascolto tanta musica. A casa, in treno, in auto. Mi perdo nelle canzoni, sento il bisogno di quei testi e quelle note, sembrano fatte a mia immagine e mi ci ritrovo. E quando ho deciso di venire ad Alessandria al liceo musicale ho capito subito: “Cavolo, mi sono detta, ma qui è il paradiso!”. Le persone non ti parlano alle spalle, non c’è bullismo, nessuno ti prende in giro. È tutto bello anche se poi è faticoso per una come me che è facile a distrarsi quando studia».
«Certo – riflette Lucrezia – ci sono le prove e gli spettacoli e per me, che sono timida, è sempre una sfida, magari la sera prima non dormo per l’ansia ma la mia insicurezza scivola via. C’è un’adrenalina positiva, giusta. Una volta mi bloccavo, ma ora no, so che se sbaglio posso fare meglio, quell’accordo o quella nota, la volta successiva, ne sono sicura, sarà ok. Questa tromba, la musica, mi ha insegnato a volermi bene, ad amarmi e a credere in me stessa…»
Nel Paese della diversità
«Mio padre e mia madre non fanno differenze tra me e mio fratello, almeno non me ne sono mai accorta. Abbiamo avuto un’educazione simile. Certo tra fratelli a volte litighiamo, un po’ di gelosia, magari per il posto in macchina che preferiamo o per altro. Per i miei genitori siamo uguali anche se diversi. E ora vedo queste differenze anche nelle scuole e nelle amicizie. Me lo raccontano gli altri, lo osservo negli amici storici del mio paese e in quelli nuovi. Io esco volentieri con persone e gruppi diversi. Il sabato vado a ballare, la domenica magari al cinema. Mi accorgo delle differenze e delle somiglianze. Ma io, comunque, mi sento diversa. A volte mi ritrovo estranea rispetto al paese in cui abito. Ci vedo troppa normalità. La normalità per me è banalità. Cerco di spiegarmi: siamo tutti uguali, nessuno deve essere giudicato, ma allo stesso tempo siamo tutti unici. Ognuno di noi ha qualcosa che l’altro non ha, sia nel carattere fisico, occhi, orecchie, pelle, sia per come è, quelle particolarità che ci rendono unici. Per me l’importante è fare scelte che rispecchiano te stesso, come sei realmente. Forse per questo ho scelto la tromba, è uguale a tanti strumenti ma è diversa…fuori dalla normalità, dalla banalità»
E Lucrezia nel “Paese della diversità”, si gode il Paradiso, in questo liceo musicale “Saluzzo-Plana”, con i suoi insegnanti dinamici e disponibili, gli studenti partecipi e solidali, l’eccentrico preside con stivali da cowboy, le colorate spille sulla giacca e le dita delle mani occupate da vistosi anelli a forma di teschio. Un Paradiso di amicizia e sincerità, un paradiso musicale con sempre nuove sfide, con l’orchestra che ogni volta si cimenta con pezzi diversi per lo spettacolo che sta per venire. Coro, fiati, archi, percussioni, prova e riprova. La “normalità” non abita più qui.
Maurizio Paganelli
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