Rose

Rose, la direttrice amministrativa del Ruaraka Uhai Neema Hospital, rappresenta con la sua vita e il suo lavoro il cambiamento del ruolo della donna nella Nairobi moderna. Oggi ulteriori e preoccupanti cambiamenti sono dettati dalla minaccia del COVID-19. Questa è la sua testimonianza, piena di preoccupazioni per il futuro, ma solida nella fiducia nel diritto alla salute.

– Com’è cambiata la tua vita di tutti i giorni? Come passi la giornata e quali sono i problemi che affronti quotidianamente?
– La vita quotidiana è cambiata inesorabilmente. Ne hanno risentito maggiormente le interazioni sociali: nessun incontro di natura sociale o scolastica, divieto di andare in chiesa, ecc. La vita è sempre più difficile. I ragazzi non possono andare a scuola e il costo della vita sta aumentando. Ormai indosso la mascherina 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Abbiamo dovuto cambiare anche il modo di salutarci. Personalmente passo gran parte della mia giornata al Ruaraka Uhai Neema Hospital e quotidianamente mi confronto con colleghi e pazienti, ciascuno con la sua esperienza di vita differente.

– Quando hai sentito parlare per la prima volta di questo nuovo virus? Che azioni di prevenzione hai adottato nella vita quotidiana?
– A dicembre del 2019 ho sentito del primo caso di COVID-19 a Wuhan, in Cina. Nell’ospedale in cui lavoro abbiamo adottato una serie di misure di prevenzione: sensibilizzazione dello staff sul COVID-19; tutti devono lavarsi le mani e abbiamo fornito disinfettanti a base alcolica; i pazienti devono mantenere le distanze di sicurezza. Inoltre abbiamo ridotto i tempi di attesa per i pazienti, in modo da non creare assembramenti, distribuiamo a tutti mascherine e forniamo educazione sanitaria sul COVID-19.

– Come vedi il futuro prossimo in convivenza con il virus e quali sono i sentimenti/emozioni che provi per questa pandemia?
– La preoccupazione è reale, soprattutto guardando le regioni maggiormente colpite. Il fatto che non ci sia ancora luce su come gestire la pandemia genera grande delusione. Senza una cura efficace e un vaccino per la prevenzione c’è paura per un’ulteriore diffusione del virus. Tuttavia c’è ancora speranza: abbiamo assistito a un numero considerevole di guarigioni.

– Come influisce l’isolamento sulla scuola e l’istruzione per i tuoi figli? Come sono diventate le lezioni, i rapporti tra i ragazzi e con gli insegnanti?
– Il sistema scolastico ha subito un impatto negativo, poiché questo è stato tutto tempo perso. Gli studenti e gli insegnanti lo vogliono recuperare quanto prima. L’interruzione dei corsi e un’inadeguata preparazione agli esami grava sugli studenti, insegnati e genitori. Non tutti possono permettersi di seguire le lezioni online proposte e questo non fa altro che inasprire il senso di disuguaglianza.
Al R.U. Neema siamo stati costretti a sospendere tutte le sessioni educative, negando al nostro staff la possibilità di continuare a crescere e migliorarsi.

– Come ha impattato il virus sul tuo lavoro?
– Il numero di pazienti si è ridotto drasticamente, mettendo in questione la sostenibilità a fronte dei limiti di budget. Ad esempio l’interruzione dei piani di lavoro ci ha costretto a mandare molti collaboratori in ferie non programmate. Un numero considerevole di pazienti si presente in ospedale in fasi avanzate della malattia, dovuto alla paura di venire in ospedale prima, come si sarebbe fatto normalmente. Infine abbiamo problemi col nostro sistema di rinvio: non possiamo più mandare pazienti ai nostri ospedali di riferimento perché sono tutti impegnati nel fronteggiare la pandemia.

– È cambiata la tua idea di diritto alla salute?
– No! La salute è un diritto fondamentale dell’uomo, a prescindere degli effetti del COVID-19. Tuttavia, altre necessità in termini sanitari, in quanto ad allocazione di risorse e tempismo nell’intervento, sembrano passare in secondo piano dalla situazione attuale.

– Hai informazioni su come comportarsi? Sono utili? Hai o cerchi informazioni sull’epidemia rispettivamente al Nord o Sud del mondo?
– Sì. Informazioni sul COVID-19 sono diffuse ampiamente. Ogni stakeholder, anche quelli non coinvolti nella salute, fa del proprio meglio per giocare il proprio ruolo in questa situazione. La copertura dei media in tutto il mondo è stata molto utile. Trovo informazioni molto utili e aggiornamenti quotidiani dai media nazionali e internazionali, da riviste di salute o siti internet su temi di salute, come quello dell’OMS.

– Pensi che questa pandemia colpisca tutti allo stesso modo o che vi siano differenze tra Paesi, tra persone con reddito diverso, tra generazioni, tra uomini e donne? Quali?
– Personalmente, guardando i dati, noto che i paesi sono stati colpiti in maniera diversa. Fortunatamente, quelli che sono stati colpiti maggiormente sono stati in grado di rispondere all’emergenza a differenza di quanto potrebbe accadere nei paesi in via di sviluppo.

– Gli uomini hanno le stesse esigenze? Come si comportano? Usano le stesse precauzioni o sono diverse?
– Generalmente gli uomini sono lenti nell’adottare cambiamenti. Tuttavia con il COVID-19 hanno dovuto adeguarsi velocemente. Il virus non risparmia nessuno.

– Come è sapere che questo virus colpisce un poco di più e più gravemente i maschi? E che colpisce in modo più grave gli anziani rispetto ai bambini/ragazzi?
– Questo può creare problemi soprattutto perché gli uomini tendono a non cercare assistenza medica in tempi adeguati. Probabilmente si presenteranno presso le strutture sanitarie in ritardo, già con delle complicazioni. Il sistema immunitario degli anziani invece è compromesso dall’età ed hanno sicuramente maggiori difficoltà nell’affrontare le complicazioni se paragonati ai giovani.