La musica de “Il Femminile di Uguale”
Ci siamo! Il sito dedicato a “Il Femminile di Uguale: storie di emancipazione per la parità di genere” è ufficialmente online. Il progetto, presentato dalla Cooperativa Sociale CrescereInsieme e la ONG Amici del Mondo World Friends, ha vinto il bando “FRAME, VOICE, REPORT!”, cofinanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Piemonte e implementato in Italia dal partner Consorzio Ong Piemontesi. Noi del Liceo Musicale “Saluzzo – Plana” di Alessandria ci onoriamo di aver contribuito all’importante iniziativa con la nostra Musica.
Ecco il link su cui dovete assolutamente cliccare per godere di tutti i contributi importanti che sono stati caricati e verranno aggiunti nel corso dei prossimi giorni.
Ora vi racconto in sintesi la parte musicale di nostra pertinenza.
Musica, maestro!
Intanto una precisazione: il successo del nostro progetto all’interno del concorso europeo-piemontese si deve a un nutrito gruppo di organizzazioni e persone. Tra queste ricordo ancora, e doverosamente, la ONG World Friends, la cooperativa sociale CrescereInsieme, la nostra scuola – l’Istituto Superiore “Saluzzo – Plana” -, alcuni “temerari” come il giornalista Maurizio Paganelli, il fotografo Enrico Minasso, il sottoscritto e tanti altri amici. Non posso non ricordare e salutare Silvia Borsano, già vicepreside del “Saluzzo – Plana” ai tempi della progettazione, ora dirigente scolastico del secondo circolo di Novi Ligure. E’ stata parte attiva e fondamentale in più di un aspetto legato alla preparazione del progetto.
Torniamo a noi. Il bando “Frame Voice Report” indicava già nel suo titolo alcuni aspetti importanti: la voce, l’immagine, l’indagine.
Ecco allora l’idea: intervistare le donne, italiane (piemontesi) e africane che ce l’hanno fatta nella loro scalata verso il successo umano, sociale e professionale facendo precedere la loro intervista dalla loro voce, intenta a cantare una canzone per loro importante, una di quelle canzoni che hanno rappresentato per ognuna di loro un momento felice, bello, importante della loro vita.
L’intervista, il reportage preceduto dalla voce. Voce che viene ripresa da una macchina fotografica e da una macchina da presa. Frame, quindi, frammenti di vita raccontati davanti a un obbiettivo che registra tutto e immortala anche la canzone scelta un istante prima di raccontarsi (tutte le intervistate, infatti, hanno saputo di dover cantare solo in quel momento).
Da questi incontri (nove in tutto, cinque in Italia e quattro in Kenya) sono saltate fuori altrettante canzoni: della tradizione, religiose, di ogni genere.
Tonalità e voci completamente differenti, emozioni variegate hanno prodotto un materiale davvero interessante.
In questi ultimi due mesi, dopo il mio rientro in Italia, ho proseguito il lavoro svolto in Africa dando una veste armonica e timbrica a quelle voci bellissime e nude. In definitiva ho cercato di connotare ogni interpretazione con uno stile strumentale che fosse assonante con l’intenzione interpretativa delle donne intervistate.
Ognuna di queste brevissime canzoni (venti/trenta/quaranta secondi di pura evocazione) servirà da introduzione e da coda alle rispettive interviste. Il pubblico, quindi, conoscerà la voce delle protagoniste ancor prima del loro volto e delle loro storie. La Musica come passepartout in grado di condurre le parole delle donne (che non hanno avuto certo una vita “comoda”) nel cuore delle persone che le ascolteranno a migliaia di chilometri di distanza.
Allo stesso tempo, nel mio soggiorno a Nairobi, ho composto una canzone, un inno alla parità di genere o, meglio (come mi ha fatto notare recentemente l’amica Paola Mazza di CrescereInsieme) alla parità di diritti. Il suo titolo è “Equality”. Subito dopo la scrittura del brano è avvenuta una cosa bella (almeno per me) e interessante: con uno spartito ancora incompleto (la partitura precisa è nata dopo) ho incominciato a suonare “Equality” con un nutrito gruppo di docenti della scuola di Musica e danza Banjuka dello Slum di Baba Dogo (visita la sezione Lab. musicali). I colleghi kenioti hanno quindi dato il loro importante contributo al progetto musicale con entusiasmo e competenza.
Successivamente l’insegnante di danza della medesima scuola, Beth (che è anche una delle donne intervistate, leggi La versione di Beth), ha realizzato le coreografie “africane” sul brano che io e gli amici di Nairobi abbiamo suonato in tempo reale nella sala prove della scuola.
In questi ultimi giorni il testimone dell’emozione è passato alle ragazze e ai ragazzi dei Licei Musicale e Coreutico dell’Istituto “Saluzzo – Plana” di Alessandria.
Lo staff composto Maurizio Paganelli, Enrico Minasso e Francesco Morino è venuto a trovarci a scuola all’inizio del mese di novembre per assistere alle nostre prove, con l’orchestra e con il corpo di ballo, così come hanno fatto nei giorni di Nairobi.
Il giornalista ha intervistato una ragazza della nostra scuola (leggi La versione di Lucrezia), ha assistito alle prove d’orchestra e ha preso appunti sul nostro modo di lavorare. Il suo racconto è pubblicato nelle pagine del sito dedicato al progetto e su Repubblica.
Voci, Frame, emozioni a cavallo di due mondi, quello africano e quello italiano, così lontani e diversi; periferici allo stesso modo in un mondo i cui angoli più reconditi (può una sfera avere angoli?) non si incontrano mai.
Eppure il cerchio si chiuderà. Il progetto diventerà un format pronto per essere divulgato in tutte le scuole italiane e keniane (e del mondo) che ne faranno richiesta. La nostra musica, suonata, cantata e danzata, sarà la colonna sonora di tutti quei racconti, importanti e spesso faticosi. Ai nostri suoni, alle nostre voci si uniranno anche quelle di alcune star africane: Eric Wainaina, cantante keniota che a Nairobi ha deciso di continuare a vivere e lavorare, CalledOut, nigeriano di origine e londinese di residenza, famoso in tutta Africa, Naomi Wachira, keniana ma residente a Seattle. Tutti e tre hanno aderito al progetto e hanno deciso di dare il loro contributo musicale (leggi in Lab. musicali).
Il nostro racconto corale diventerà un messaggio importante per tutte e tutti: un inno alla rinascita, alla crescita, all’amore e alla speranza.
Allora, sì. Il nostro lavoro sarà davvero concluso. Allora, sì. Gli angoli della terra saranno smussati, anche i più acuti, i più nascosti, i più diversi.