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La versione di Enrico Pesce

Equality. La parità di genere come energia vitale di una società che fatica a migliorare.

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Il Femminile di Uguale” è un titolo di un progetto, secondo me bellissimo come bellissimo è il suo titolo, che si propone di affrontare lo studio “sul campo” della situazione della donna in una scalata sempre difficile e lunga verso una parità, sacrosanta, nei confronti dell’uomo. Esistono ancora troppe barriere culturali, sociali (che poi, spesso, sono strettamente connesse) e geografiche che rendono davvero faticoso il cammino della donna verso quella libertà di pensiero, e di azione che ogni essere vivente, a qualsiasi latitudine e longitudine, DEVE avere.

Ovviamente vi sto parlando (anzi scrivendo) di cose che conoscete molto bene.

Pensate agli innumerevoli casi di femminicidio che ogni anno sconvolgono le pagine dei nostri giornali e scuotono le nostre coscienze di gente, sì per bene, ma impotente.

Pensate a quei lavori prettamente maschili (secondo un costume che stenta a morire), come il pilota d’aerei, il direttore d’orchestra e tanti altri che vedono quasi assenti le donne.

Per parlare della situazione africana (ovviamente è così anche in tante altre parti del mondo, ma io, ora, conosco meglio quella), lo sapete che se c’è un incontro tra uomini e donne (in questi giorni di Nairobi sono testimone consapevole ogni giorno), i primi si siedono mentre le signore stanno in piedi? E non provate a lasciare il vostro posto a una di loro (come siamo abituati a fare in Italia)! Le stesse rifiutano e ribadiscono che fa parte del loro essere donna. Qualora, una volta seduti tutti gli uomini, avanzi ancora qualche posto, allora potranno sedersi anche loro… forse.

Ho vissuto questa situazione (per me) imbarazzante a ogni riunione con la preside della scuola africana di turno. Ecco, quello, in Africa, è un lavoro essenzialmente da donne.

Vogliamo poi parlare dell’orribile pratica della mutilazione genitale praticata ancora con costante crudeltà su centinaia, direi migliaia, di ragazzine? Perché mai l’essere umano dovrebbe arrogarsi il diritto di decidere sulla libertà (e felicità) sessuale delle donne?

Ecco, il nostro progetto “Il Femminile di Uguale”, sviluppato nell’ambito del bando intitolato “Frame Voice Report!”, promosso dall’Unione Europea e dalla Regione Piemonte, si pone come obiettivo quello di raccontare le storie di successo di alcune donne, italiane (piemontesi) e africane che ce l’hanno fatta o ce la stanno mettendo tutta per riuscirci.

Donne di un Piemonte rurale che sono diventate infermiere nonostante il parere contrario di un padre padrone (si parla, ovviamente, di un po’ di anni fa ma può ancora capitare di inciampare in storie simili anche oggi), immigrate africane che sono arrivate in Italia, in Piemonte e, grazie ai centri di volontariato che funzionano, sono riuscite a togliersi da quel limbo di disperata stasi riuscendo ad affermarsi in campo sanitario, scolastico, artistico, umanitario.

Allo stesso tempo siamo volati in Africa alla ricerca di quelle donne che ce l’hanno fatta senza rinunciare alla loro terra; donne che non sono certo partite in pole position, in una corsa di rinascita e rivincita tutta al femminile; donne che vivono negli Slum di Nairobi e lì lavorano, insegnando ai bambini a volare; donne che sono diventate infermiere negli ospedali fondati molto spesso da noi italiani (uno di questi è il “nostro” Ruaraka Uhai Neema Hospital, inaugurato più di dieci anni fa dal grandissimo medico acquese Gianfranco Morino, da più di trent’anni trapiantato in quella povera città. Da più di trent’anni, quindi, impegnato a trasferire il suo sapere e la sua umanità a uomini e donne, tante, che diventano parte integrante e integrata di un sistema sanitario perfetto che, in autonomia, si dedica alla cura delle persone più povere). Tutte queste storie diventeranno un grande racconto collettivo, un canto corale (sì, ci sarà anche la musica e la danza) di quelle donne eroine e vincenti che diventeranno il motore di una marcia inarrestabile delle donne di tutto il mondo che le porterà a raggiungere (si spera presto) la meta finale del loro, del nostro, obiettivo.

Il “Femminile di Uguale” non esiste (come si può trasformare un aggettivo neutro e invariabile colorandolo di rosa?). Ma noi che ci stiamo impegnando a raccontare quelle vite così diverse e così lontane, pur nella loro vicinanza emotiva, siamo disposti a forzare la grammatica, a compiere un errore, per cancellarne altri molto più gravi, umani e disumani, che hanno tolto il sorriso a generazioni di donne meravigliose.

Dal blog di Enrico Pesce

Guarda le fotografie sul blog di Enrico Minasso

#ilfemminilediuguale #framevoicereport

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